DonnaLia e la Storia
DonnaLia, giovane azienda vitivinicola, ha tra i suoi obiettivi il recupero identitario della proprietà sita in questa zona del Piemonte, tradizionalmente legata al mondo del vino: lo testimoniano le storiche cantine del territorio e i numerosi terrazzamenti disseminati tra i boschi.
Cenni storici ci arrivano dal laureando Donato Donati dalla sua tesi in Geografia Economica del 1934, che avvalorano la tradizione del comune di Salussola già dal 1806.
Secondo il catasto francese, vantava infatti un’area vitata di circa il 10% dell’intera superficie comunale, oltre 300 ettari e, secondo il Puglisi in “Due secoli di vita agricola” riforniva Biellese e Vercellese con la sua produzione.
In particolare la frazione San Secondo, già esistente in epoca romana, era coltivata prevalentemente a vite. Altre fonti attestano che i vini della zona hanno una storia millenaria in cui le aree coltivate a vite erano nell’ordine di 12.000 ettari.
Con l’avvento dell’epoca industriale l’attività agricola è andata però scemando perché non più redditizia: il suo punto di minima attività è stato registrato nel dopo guerra.
DonnaLia e il Canavese
Il disciplinare di zona in cui è situata l’azienda riferiscono alla DOC Canavese, i cui vigneti sono disposti sui versanti sud di un evidente anfiteatro morenico di origine glaciale a confine con la Val d’Aosta e parte della provincia di Biella e Vercelli. Le terre conformatisi sono una zona ideale per la coltivazione della vite grazie anche al microclima mite, protetto dalle colline ed equilibrato dalla presenza di due importanti fiumi (Dora Baltea e Orco) e numerosi laghi disseminati nell’area pianeggiante, tra cui il Viverone. L’anfiteatro morenico del Canavese è un rilievo che risale al periodo quaternario, originato dal trasporto di sedimenti verso la pianura Padana operato nel corso delle glaciazioni dal grande ghiacciaio che percorreva la vallata della Dora Baltea e che ricopriva la catena montuosa del Gran Paradiso e del Monte Rosa. Il nome anfiteatro usualmente dato a queste strutture geomorfologiche, fa riferimento alla sua caratteristica forma semicircolare facilmente evidenziabile su mappa geografica. Le creste collinari che lo delimitano sono costituite dalla Serra d’Ivrea a Nord-est con altitudine media di 600 metri e a Sud-ovest, la nostra, con creste a 300 metri.DonnaLia e la Biodiversità
DonnaLia e la sostenibilità del vigneto
L’agricoltura convenzionale, soprattutto nelle sue forme più intensive, contribuisce in modo talvolta significativo alla trasformazione e alla riduzione della diversità biologica (o biodiversità) di un determinato territorio. Con il termine biodiversità si indica la varietà di organismi viventi, nelle loro diverse forme, nei rispettivi ambienti e comprende l'intera variabilità biologica, dai geni alle specie, alle nicchie ecologiche fino agli ecosistemi. L’uso dei fitofarmaci, l’eccessiva semplificazione degli ecosistemi porta inevitabilmente ad una diminuzione della biodiversità; anche la viticoltura, intesa come attività produttiva che porti a livelli accettabili di reddito aziendale, può rappresentare una minaccia alla biodiversità: spesso lo spazio viticolo e lo spazio “circostante” sono due situazioni separate e ben delimitate, gestite con regole decisamente diverse. Una viticoltura sostenibile deve invece contribuire alla formazione di un mosaico di habitat, con alternanza di aree coltivate a bosco o prato in modo da garantire un equilibrio del territorio con la conservazione e lo sviluppo delle specie autoctone; la ricchezza di biodiversità assicura lo sviluppo di una rete trofica tale da garantire l’equilibrio tra predatori e parassiti, limitandone un eccessivo sviluppo a danno delle colture. Questo come conseguenza può portare ad una riduzione significativa dell’uso dei fitofarmaci nel vigneto. L’abbandono della pratica del diserbo chimico e la progressiva diminuzione dei pesticidi insieme al rispetto della complessità paesaggistica del contorno del vigneto (bosco a latifoglie, prati stabili, frutteto, orto) sta portando l’agrosistema vigneto della nostra azienda verso una sempre maggiore ricchezza in biodiversità ecosistemica.
Villa "Ca' Bianca"
L’azienda ha sede nella Villa Cà Bianca, storica dimora appartenuta per lungo tempo alla famiglia degli Avogadro di Casanova, che la fecero erigere nel 1710 in veste di oratorio dedicato a Santa Teresa, dove celebravano la S. Messa per sé e per gli abitanti di San Secondo. Il decreto della concessione porta la data del 31 gennaio 1710, e la firma del Vicario Generale Giacomo Antonio Cusano. Dell’antica veste religiosa, si conserva ancora la piccola torre campanaria, visibile sul tetto dell’edificio, oggi adibito ad uso privato.
L’impianto della costruzione attesta la sua natura ambivalente, riscontrabile in altre situazioni di zona, quale abitazione signorile da una parte, e ad attività dedicate in particolare all’agricoltura, ma anche all’allevamento di animali da cortile, dall’altra. Le dimensioni della cantina e la suggestiva ghiacciaia interrata attestano attività legate al mondo del vino e le necessità di stoccaggio per la comunità che viveva in zona. Inoltrandoci nel bosco della tenuta, incontriamo un altro edificio di interesse storico, la cosiddetta “Torre di Montalto o di San Lorenzo”, facente parte dell’antico sistema difensivo del comune di Salussola.
La data incisa sull’architrave, 1776, indica l’anno di rifacimento della torre che ha origini in epoca longobarda. Usata anche durante l'ultima guerra, è oggi un punto segnaletico sul territorio dell'Esercito Italiano.
Dal 2017 grazie alle attribuzioni toponomastiche a cura del Comune di Salussola, la via in cui ha sede l’azienda nonché Villa Ca’ Bianca, è dedicata al Cavalier Silvio Sardi, capostipite degli attuali proprietari, che a lungo qua risiedette. Il nonno nacque a Cernusco sul Naviglio, provincia di Milano est, il 29 maggio 1912, da Giuseppe ed Enrichetta Erbori, a nome dei quali donò il salone dell’asilo infantile san Domenico Savio di Salussola nel 1962. Pioniere fondatore dell’industria della distribuzione del gas naturale in Italia, dopo la guerra trascorsa da partigiano, insieme ad altri imprenditori, costruì le prime reti di distribuzione nella pianura padana. Nei primi anni del 1960 acquistò in località Brianco uno stabilimento laterizio, di cui incrementò la produzione assumendo manodopera locale.
Venne eletto sindaco del Comune di Salussola il 20 novembre 1960 e rimase in carica fino al 5 luglio 1975. Il 2 giugno 1962 venne insignito del titolo di Cavaliere, per particolari benemerenze, dal presidente della Repubblica Antonio Segni. Forte delle sue esperienze metanifere, da Eni, allora guidata da Enrico Mattei, ottenne più concessioni per la distribuzione del gas metano e in Salussola, in particolare, realizzò la prima rete del gas, impiantò una delle sue sedi periferiche, e avviò un piccolo rinnovamento sociale ed economico assumendo tecnici e manodopera locale.
Nel 1973, sotto suo mandato, avvenne l’acquisto di casa Rosazza, diventata poi la sede delle scuole elementari. Suo era il sogno, tra gli altri, di produrre vino nella sua azienda vitivinicola. Le sue spoglie riposano nella cappella di famiglia nel cimitero frazionale di San Secondo di Salussola, insieme alla moglie Lia, donna di particolare energia e carattere, dalla quale prende il nome l'azienda.